Ovatio Dr


Ovatio DR è il nuovo defibrillatore impiantabile più piccolo al mondo prodotto da un'azienda italiana leader nello sviluppo di tecnologie mediche per la chirurgia cardiaca. Il dispositivo, appena distribuito sul mercato europeo, è stato presentato durante una conferenza stampa tenutasi a Roma.

Le sue dimensioni ridotte, 29 centimetri cubici di volume e 10,9 millimetri di spessore massimo, consentono un'applicazione semplice anche nei bambini, inoltre a detta dei produttori è a prova di errore.

Il nuovo defibrillatore, oltre ad avere delle dimensioni molto ridotte, è in grado di rilevare esclusivamente le aritmie cardiache che mettono a rischio la vita dei pazienti che in precedenza hanno già subito un arresto cardiaco. In caso di tachicardia ventricolare o altri problemi, il defibrillatore riesce a mettere in atto la terapia migliore riportando il ritmo nella norma ed evitando un nuovo attacco.
Questo nuovo defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD=Implantable Cardioverter Defibrillator), può anche essere programmato dall'esterno, in questo modo si possono impostare diversi parametri per ottimizzare il riconoscimento delle aritmie e ottenere la terapia più idonea. Questa utilissima funzione consente di personalizzare il funzionamento del dispositivo in base alle caratteristiche del paziente.
Ovatio DR è schermato da interferenze elettromagnetiche esterne. Nessun problema quindi ai check-in degli aeroporti, alle porte delle banche, e nell’uso del cellulare, che bisogna solo avere l'accortezza di non poggiare proprio sopra al petto. L'unica controindicazione, se così si può definire, riguarda la risonanza magnetica.
La cosa forse più importante è che il dispositivo ha un costo relativamente basso ed è completamente rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale.

[via Yahoo!]


Ossa dal sangue


Gli scienziati hanno lanciato un progetto che mira a costruire le ossa dal sangue.
I ricercatori sperano di generare la strutture dell'osso partendo dalle cellule del cordone ombelicale, per poi impiegarlo nella riparazione dei difetti e delle fratture dell'osso. Il progetto triennale costa £1.6 milioni di dollari ed è sostenuto dalla Commissione Europea.
Si spera di trovare un nuovo uso possibile per le due milione unità di cordoni contate in Europa ed attualmente usate per le trasfusioni per il trattamento delle leucemia. Dice il biologo Dott. Paul Genever: "le cellule staminali del cordone ombelicale sembrano simili alle cellule staminali del midollo osseo ma sono difficili da individuare. Miriamo ad isolarle e a riprodurle in modo da avere abbastanza cellule per essere usate nella terapia.
Inoltre se la creazione delle strutture dell'osso dalle cellule staminali si dimostrasse possibile, esso potrebbe essere usato per le terapie cell-based e riparare quindi i difetti e le fratture dell'osso. Infine, le strutture ossee sviluppate in questo modo potranno essere usate per rendere le protesi d'anca più durevoli.

Il Dott Stephen Holland ed il professor Tom Baldwin, del dipartimento dell'università di filosofia, daranno una valutazione etica sulla ricerca per valutare come essa influisce al dibattito sulle cellula staminali.

[via BBC News]


MicroSavia


I ricercatori della Phonak hanno studiato il modo in cui l'orecchio e il cervello interagiscono, e come l'orecchio interno processa i suoni, quindi hanno replicato il sistema usando un circuito integrato molto piccolo quanto potente.
Il microchip infatti ha la stessa potenza di un processore Pentium e le dimensioni sono davvero ridotte, solo 25 millimetri, tali da renderlo invisibile una volta indossato, soprattutto se preso dello stesso colore dei capelli.
Molte persone che hanno bisogno di una protesi acustica, non la indossano per motivi estetici ma con questi nuovi dipositivi non ci dovrebbero essere più problemi.

[via Tech Digest]


Software per valutare lo stress aortico


In presenza di aneurisma aortico, una dilatazione patologica dell'aorta, il rischio maggiore è costituito da una sua rottura. Un evento gravissimo, che determina una violenta emorragia e può portare alla morte o a danni permanenti. Per evitare che ciò si verifichi, la sezione di Massa dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr ha messo a punto un software in grado di effettuare una valutazione personalizzata del rischio di rottura dell'aneurisma.
Questa applicazione software sarà molto utile in quanto in alcuni casi è proprio l'esame di tipo invasivo ad aumentare il rischio di rottura della parete già dilatata.
Si tratta di un'operazione di fondamentale importanza nel percorso clinico e chirurgico del paziente, resa difficile però dalla complessità del problema biomeccanico (proprietà del tessuto, flusso ematico, pressione arteriosa) e dall’incertezza relativa all’elasticità della specifica aorta.
"Per superare queste difficoltà, spiega Andrea Ripoli dell'Ifc-Cnr, abbiamo combinato un modello matematico biomeccanico con il metodo di simulazione Monte Carlo Metropolis, un sistema algoritmico mai usato finora in questo ambito e indicato per ricavare stime attraverso simulazioni. Per ogni aneurisma studiato viene creato un "campione virtuale" di 10.000 aneurismi, ciascuno con caratteristiche meccaniche statisticamente simili a quelle dell'aneurisma studiato. Per tutti i 10.000 aneurismi virtuali viene quindi calcolato lo stress di parete e segnalato l'eventuale superamento del limite di rottura. Sulla base dei risultati ottenuti sull'intero "campione virtuale", viene infine fornita una valutazione probabilistica del rischio per lo specifico paziente".

[via Le Scienze]


Dai maiali all'uomo...


Dopo aver ibernato con successo alcuni maiali, si prospettano imminenti i test sull'uomo.
Questa tecnica potrà risultare indispensabile per salvare pazienti che hanno perso molto sangue o per interventi molto lunghi.
Da Newton: Dopo aver per 200 volte ibernato e riportato in vita dei maialini con successo nel 90% dei casi, un'equipe di esperti del Massachusetts General Hospital di Boston ha annunciato imminenti i primi test su pazienti gravissimi.
Secondo quanto dichiarato alla rivista New Scientist dal chirurgo che dirige l'equipe statunitense, Hasan Alam, l'idea è quella di arrivare un giorno ad operare pazienti in condizioni critiche, che hanno perso molto sangue e che rischiano di morire, eseguendo l'intervento sul loro corpo ibernato. Questi pazienti si potrebbero salvare tenendoli, per tutte le ore necessarie all'intervento, in bilico tra la vita e la morte in uno stato di "non vita" indotto portando il loro organismo a basse temperature. Ciò per abbassare il bisogno di ossigeno da parte del corpo, offrendo al chirurgo il tempo di riparare le ferite.


Questa tecnica è per il corpo umano una specie di letargo indotto e speriamo possa aiutare a salvare vite umane.

[via Newton]


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